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Il tema della Privacy è una questione che nominalmente sta molto a cuore a tutti i cittadini, ed all'utenza informatica in particolare. Fin da quando è comparso Internet discussioni a riguardo si sono succedute ciclicamente, portando alla luce più o meno i medesimi punti oscuri, ed uno in particolare, che è diventato, si può dire, una vera e propria massima: quello che viene caricato sul Web non è più di proprietà dell'autore, ma del Web stesso.

 

 

 

In poche parole, quello che scriviamo, le foto che carichiamo, qualunque cosa creiamo, può essere riutilizzata, citata, modificata da chiunque altro. Se da un lato questo significa che poco di quello che vi è attualmente sul web può andare perso, se trovato interessante da qualcuno, questo significa anche che una foto o un video compromettente o un testo dove esponiamo le nostre idee possono essere usati contro di noi, e non v'è possibilità di nasconderne le tracce. Pensiamo, ad esempio, alle foto o ai video pornografici, o alle foto o ai video divertenti che ragazzi e ragazze caricano sul web molto alla leggera, pensando  non possano scalfire la propria vita privata. In realtà, quei file, li potrebbero marchiare a vita, nel bene e nel male.

Se fino a qualche anno fa c'era la consapevolezza di questo tra l'utenza, grazie anche alla più ristretta cerchia di persone che facevano uso di Internet, in quanto strumento prettamente lavorativo, prima il boom a basso costo dei PC, quindi l'introduzione di Smartphone e Tablet, hanno portano anche persone non culturalmente e tecnicamente preparate ad un suo utilizzo. I social network, poi, sono stati la così detta ciliegina sulla torta: le persone scrivono di sé infischiandosene della propria privacy.

 

 

Questo, comunque, non impedisce a queste stesse persone di gridare allo scandalo ogni qual volta un ente governativo o un'azienda sembra spiare i propri dati personali, affermando che o Internet non è un luogo sicuro o che viviamo in uno stato semi-totalitario, governato da potenti lobby. In realtà la questione è molto più semplice. Come ha affermato un generale della NSA (National Security Agency), Stewart Baker, è lo stesso utente medio di Internet a rendere i propri dati trasparenti: “Metadata absolutely tells you everything about somebody's life. If you have enough metadata, you don't really need content”. Non servono più agenti in grado di fare controspionaggio, basta consulare i social network per sapere tutto di una persona. Se poi consideriamo che quest'ultimi vengono utilizzati, previo consenso entusiasta dei genitori (vedasi utilizzo dei Tablet nelle scuole), anche da ragazzini delle scuole elementari o medie, gli enti governativi possono tracciare lo sviluppo sociale e politico di una persona fin dalla più tenera età. George Orwell, in 1984, scrisse che il Grande Fratello controllava cosa le persone facevano, in maniera attiva ed invasiva, attraverso una poderosa rete di controllo formata da agenti, cimici e telecamere. Orwell sembra si sia sbagliato, nei mezzi: ora i governi assorbono i dati dei cittadini in maniera passiva, in quanto sono gli stessi cittadini a “donarglieli”.

Nonostanto ciò, sarebbe comunque buona norma conoscere almeno le basi per evitare che tutto quanto facciamo possa venire conosciuto, al fine di proteggere almeno in parte la nostra privacy, e in questo ci viene in aiuto un approfondimento scritto da David Gubiani, Technical Manager di Check Point Software Technologies Italia. I suggerimenti di David possono rivelarsi utili, a patto di ultilizzarli in maniera razionale: sarebbe inutile, ad esempio, nascondere la traccia del nostro passaggio su un sito, per poi scrivere su Facebook che lo abbiamo visitato e che ci è piaciuto.