NVIDIA, come azienda, non sta simpatica a buona parte dell’utenza PC a causa delle proprie politiche commerciali spesso dittatoriali o comunque inique, e quindi risulta piuttosto semplice trovare dei punti di discussione da sfruttare per attaccarla.

 

 

Alcuni esempi? Physx che su PC può essere abilitata solo con schede NVIDIA, nonostante su PS4 e XBOX One funzioni senza problemi con un’APU AMD. Il GSync, che nei monitor per PC da tavolo richiede un modulo hardware, sui portatili funziona semplicemente via software. L’utilizzo di blackbox (GameWorks) nei videogiochi che spesso danneggiano anche le proprie schede più “vecchie”. E via di questo passo.

Insomma, per attaccare NVIDIA il materiale non manca, ed ha anche delle basi argomentative piuttosto solide. L’ultimo caso venuto a galla, quello relativo alla telemetria, è al contrario una facezia, se lo mettiamo a confronto con quanto esemplificato più sopra.

Si è scoperto che i driver di NVIDIA trasmettono informazioni ai propri server per conoscere dettagliatamente gli usi e costumi dei videogiocatori durante le loro sessioni di gioco, al fine – teoricamente – di ottimizzare i propri software con più accuratezza.

Sebbene effettivamente non sia una pratica troppo trasparente in termini di rispetto della Privacy, il clamore suscitato da questa scoperta sembra essere forse fin troppo eccessivo. Vi sono software od App, come Facebook, WhatsApp, Telegram, Instagram e molti altri che risultano molto più aggressivi nel raccogliere le informazioni personali degli utenti, ma nessuno sembra farci troppo caso.